Una pietra dopo l’altra
“Una pietra dopo l’altra”…Cita così un versetto di una canzone attribuita a San Francesco D’Assisi, nel suo ri-costruire la chiesa di San Damiano, che fu il suo punto di partenza.
Ogni volta che ci affacciamo alla porta della canonica, sott’argine, dove viviamo da poco più di un anno e mezzo, l’immagine che ci si presenta agli occhi è una chiesa distrutta, sorretta all’esterno da pesanti ponteggi e tiranti, ma all’interno disfatta in ogni suo mattone.
Una chiesa traballante
Sappiamo di essere forse un po’ drastiche e negative, ma l’immagine di questa chiesa di mattoni ci rimanda alla Chiesa che all’oggi stiamo vivendo. Scriviamo da una terra di campagna e di confine, lontana un po’ da tutto.
Scriviamo da una piccola parrocchia in cui il nostro vescovo Erio Castellucci ci ha trovato un luogo in cui vivere per poter aprire la nostra porta ai giovani in discernimento, che hanno voglia di passare un momento fraterno, e parlare un po’ della loro vita e delle loro scelte.
Un porto in cui poter ormeggiare la nave
Questa canonica è un piccolo porto in cui ormeggiare la propria nave, condividendo pensieri, domande, dubbi, timori, scelte e soddisfazioni, magari davanti ad un caffè, in compagnia della Bibbia.
La nostra esperienza è partita un anno e mezzo fa con questo intento. La pandemia e le situazioni concrete della vita hanno poi spinto le nostre vele a modificare la rotta, e così ci siamo ritrovate a dare il nostro contributo, per quanto semplice e piccolo, alla nostra parrocchia di riferimento.
Vite, storie, persone
Ciò che più ci piace fare è, là dove ne abbiamo la possibilità, conoscere le persone, le vite, le storie. Provare, per quanto possibile, ad incontrare, a condividere, per quel poco che il tempo e le circostanze consentono.
Un altro nostro desiderio è quello di riuscire a trasmettere il messaggio di un Dio che ama, che non giudica, che cammina insieme a noi, insieme alle nostre gioie, ai nostri dolori, ai nostri dubbi e alle nostre fatiche.
Sì, perché pensiamo che sia più che legittimo avere dubbi su come e quando Dio ci accompagna, nei momenti più cupi, quando non lo riusciamo a vedere.
E crediamo che le mani, gli sguardi buoni, i gesti premurosi di piccole attenzioni, occhi che non giudicano, che non allontanano, ma che accolgono, possano essere un riflesso di quel Dio che passa in mezzo a noi, se glielo permettiamo.
Ecco allora, quei piccoli mattoncini che ancora non sanno cosa andranno a costruire, ma che ci provano, piano piano, uno alla volta, anche un po’ storti. Una pietra dopo l’altra, sperando di cominciare, insieme, a costruire qualcosa di nuovo.