Commento di padre Claudio Rajola
Mt 17,1-9
Ascolto, bellezza, felicità… un trinomio che tutti vorremmo abitasse la nostra vita eppure l’esperienza che spesso facciamo è ben differente.
Oggi è difficile trovare chi voglia ascoltare autenticamente, e anche noi spesso siamo più propensi a dispensare buoni consigli che ascoltare autenticamente il bisogno che l’altro esprime.
Oggi viviamo un mondo che possiamo definire in tanti aspetti “brutto”, segnato da profonde ferite e lacerazioni, i luoghi in cui viviamo sono spesso squallidi se non del tutto inospitali.
Oggi è più facile incontrare tristezza intorno a noi, nei luoghi in cui lavoriamo, viviamo.
Tutto sembra parlarci di una profonda esperienza di deformazione più che di trasfigurazione, un mondo sfigurato.
Eppure proprio oggi, proprio in questo mondo, proprio nella mia vita è contenuto il germoglio, il potenziale della Risurrezione. E allora come farlo emergere?
Anzitutto rendendomi disponibile ad un ascolto autentico di quanto la realtà mi vuole comunicare e attraverso essa ciò che Dio sta dicendo alla mia vita, e il messaggio principale è che l’ultima parola di ogni cosa è la Risurrezione. Posso anche non comprendere perché avviene questo o quello, non è sempre possibile dire “questa è la volontà di Dio” o “questa non lo è” ma quello che sempre possiamo dire è “come in questa situazione che sto vivendo io possa continuare ad amare”. Ecco questo vuol dire porsi in ascolto di un Dio che si fa vicino e ci mostra già qual è la fine, un po’ come se ci spoilerasse il finale della storia mostrandoci già cosa troveremo. In realtà ci sta dicendo che la bellezza già abita la nostra vita anche se molte volte è nascosta, camuffata o altre volte sotterrata e siamo noi a dover farla emergere. Siamo invitati a sporcarci le mani perché la bellezza emerga, come quando si ritrova una bellezza sepolta e con delicatezza e attenzione bisogna ripulire perché torni a splendere, o come cantava De Andrè in Via del Campo «dal letame nascono i fiori», chi direbbe che da una cosa sporca e puzzolente possa nascere la vita che ci sorprende, ci stupisce, ci fa innamorare.
Infine, proprio in questo processo che parte dall’ascolto e lascia emergere la bellezza ecco che la inevitabile conseguenza sarà la felicità. Una felicità profonda è come un miracolo di intima trasformazione, di trasfigurazione. Vedere una persona passare dalle lacrime alla gioia significa assistere a un vero e proprio miracolo. È vedere la bellezza spuntare. In ogni irruzione di felicità le persone sono altro da quello che erano prima, in momenti del genere esse sono irriconoscibili e solo con l’emergere della felicità che una persona acquista il suo vero aspetto. Un aspetto che era presente da sempre in lei ma che per molto tempo è rimasto nascosto, sepolto sotto tante maschere, ma il suo emergere dice chi è la persona autenticamente. Prorompe da lei una luce come “un volto che splende come il sole”. Ci sono momenti in cui guardando una persona negli occhi noi vediamo la felicità stessa che ci guarda. Nella felicità autentica è Dio stesso che si rende presente. E allora in quel momento anche noi sentiremo la verità più profonda pronunciata da Dio su di noi: Ecco è il Figlio mio, l’amato!